22 novembre 2019 – La bionda cacciatrice finisce nel mirino degli odiatori online. Succede a Rachel Carrie, mamma 35enne dello Yorkshire, chioma fluente, sguardo da seduttrice e fucile in spalla: che ha l’abitudine, invece di fare la spesa al supermercato, di servire alla sua tavola solo carne di selvaggina uccisa da lei personalmente. Nell’ultimo anno ha impallinato e cucinato più di 80 fagiani, 40 anatre e 125 piccioni (oltre a conigli, lepri, cervi e cinghiali vari): lei lo fa, dice, per salvaguardare l’ambiente e promuovere un’alimentazione sana, invece di ingozzarsi di carne di dubbia provenienza. Ma animalisti e vegetariani la pensano diversamente: e Rachel è finita vittima di un vero linciaggio online, accusata di essere un’assassina assetata di sangue, perfino una terrorista.
«Spara piuttosto in testa a tuo figlio», le hanno scritto, «vorremmo vedere il tuo piccolo cervello esplodere a fucilate e colare per terra». Perché Rachel non nasconde certo la sua passione: anzi, è una star di Instagram con 60 mila follower e posta sui social le sue imprese, di solito immagini di lei molto glamour assieme alle sue prede (è stata votata una delle dieci cacciatrici più «hot» del mondo). Un’esposizione pubblica che ha attirato gli odiatori di professione: lei non si lascia spaventare, ma intanto Instagram ha cominciato a censurare le sue foto, imponendo un filtro perché rappresenterebbero «violenza esplicita».
Per risposta, Rachel ha deciso di promuovere il libro di cucina che ha appena scritto in maniera ancora più provocatoria: cioè facendo affiggere in giro per la Gran Bretagna poster di sandwich sanguinolenti, a partire dal quartiere londinese di Shoreditch, epicentro del veganismo e del politicamente corretto. La sua passione venatoria Rachel l’ha coltivata fin da piccola, da quando a sette anni aveva cominciato ad accompagnare il padre in battute di caccia col falcone. A otto anni si dilettava a squartare conigli nel giardino di casa, ma il primo fucile glielo ha regalato il papà a vent’anni. Da lì non si è più fermata, fino a diventare una specie di ambasciatrice fashion della caccia, comparendo sulle copertine delle riviste specializzate.
Lei si batte anche per includere sempre più donne: «Per il fatto che vai in giro a sparare non significa che sei un cavernicolo – dice -. Io sono pur sempre una ragazza e mi piace apparire bella». Ma ciò che più le dà fastidio, della campagna di odio contro di lei, è che i social non hanno fatto nulla per moderare gli insulti che le vengono scagliati contro: «Fossero stati motivati da razzismo o omofobia – lamenta – quella gente sarebbe stata arrestata: ma con una cacciatrice ci si può permettere di tutto».
Fonte: Il Corriere della sera