5 settembre 2012 – Si era mimetizzato tra decine di cataste di pallet, le aveva impilate una sull’altra per ricavarne un piccolo capanno. Che aveva poi parzialmente coperto dai rami e da un telo verde. Lì, appostato, sparava agli uccelli (anche a specie protette), utilizzando richiami elettroacustici (vietati). Non si trovava però in mezzo ai boschi o in una zona sicura, bensì nel mezzo del piazzale di un’azienda che sorge in una zona abitata di Trenzano, nella Bassa bresciana. L’uomo, un 60enne, pensava di avere trovato un ingegnoso sistema per aggirare i controlli ma la mattina di giovedì è stato notato dai carabinieri forestali che, dopo avere eseguito i controlli del caso, l’hanno denunciato per violazione delle leggi sulla caccia. I militari lo hanno individuato nel mezzo dell’opera: era intento a sparare ai prispoloni, una specie protetta e per questo non cacciabile. Per attirarli utilizzava inoltre due richiami elettroacustici, il cui utilizzo è vietato nell’ambito della tutela della fauna selvatica e della salvaguardia della biodiversità. L’uomo è stato quindi denunciato all’autorità giudiziaria e gli sono stati sequestrati, oltre ai richiami, anche il fucile, le munizioni e gli uccelli già abbattuti.
Oltre al cacciatore sono stati denunciati anche i proprietari dell’area in cui era stato allestito il capanno, due uomini di 62 e 71 anni che al momento del controllo dei carabinieri si trovavano in casa, a poche decine di metri dalla postazione abusiva.
Un intervento che si inserisce nelle attività di controllo del Nucleo carabinieri Cites (Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora) di Bergamo insieme al Reparto operativo antibracconaggio e reati in danno degli Animali (Soarda), intensificata in occasione dell’apertura della stagione della caccia.
A normare l’attività venatoria è la legge 157/1992, che disciplina la caccia al fine di tutelare la fauna selvatica: l’originale sistema ideato dall’uomo per richiamare le specie protette infrange diverse regole. E gli costerà caro: il 60enne, di cui non sono rese note le generalità, dovrà rispondere del reato di esercizio venatorio in aree abitate, dell’utilizzo di strumenti vietati e di abbattimento di specie protette.
Fonte: Corriere della sera