La moda del futuro è sempre più vegana. Almeno secondo Gucci, che a distanza di diversi mesi dall’annuncio dell’eliminazione della pelliccia dalle proprie collezioni, fa un passo avanti e dichiara che non farà più utilizzo nemmeno della lana d’angora.
La svolta fur-free della Maison era arrivata come un fulmine a ciel sereno lo scorso autunno, nel pieno dell’irrefrenabile mania dei mocassini Princetown con tanto di pelo. Un vero e proprio cambio di rotta ufficializzato con l’impegno del progetto green Equilibrium; ma agli occhi attenti degli animalisti della Peta (People for the Ethical Treatment of Animals) non era sfuggito che il marchio di Alessandro Michele continuasse a utilizzare, nonostante i passi da gigante in campo etico e sostenibile, la lana d’angora.
Quest’ultima decisione animal-friendly “inculcata” dall’associazione ad Alessandro Michele trainerà gli altri brand a fare scelte simili? Lo scopo delle pressioni animaliste è proprio quello, considerata l’importanza del marchio sul piano luxury. Kitty Block, presidente e ceo della Humane Society, ha dichiarato: “Quando abbiamo lavorato con Gucci per bandire la pelliccia lo scorso anno, sapevamo che molti avrebbero seguito il suo esempio. Bandendo anche l’Angora, Gucci dimostra la sua leadership nel campo e offre un esempio da seguire agli altri marchi del lusso“.
Una strategia attuata di recente anche sul piano della moda low cost: è notizia di solo qualche giorno fa infatti che anche il colosso fast fashion Asos non utilizzerà più il mohair, dopo una conferenza video condotta in Sud Africa e diramata da Peta sui maltrattamenti e i soprusi patiti dagli animali nel processo di produzione. Il rivenditore online ha annunciato che insieme alla lana eliminerà anche cashmere, seta e piumino su tutta la sua piattaforma entro la fine di gennaio 2019. Per quanto riguarda l’Angora, ne fanno già a meno marchi quali Calvin Klein, Ralph Lauren e Gap, solo i più famosi tra i 330 che Peta conta nella lista dei che Mohair-free (e pare che ora punti anche a Nordstrom). Chi saranno i prossimi?
Fonte: Luukmagazine