Ecco, come a Laconi nei mesi scorsi. Fra Arbus, Guspini e Montevecchio cresce fortunatamente il numero dei Cervi sardi (Cervus elaphus corsicanus) e l’unica idea che l’Assessore della difesa dell’ambiente Gianni Lampis (di Arbus) riesce a scodellare è farne fuori un bel po’. “Quattro mesi dopo un tavolo permanente sulla problematica con i Comuni e le Province, la decisione è di chiedere al Ministero della Transizione Ecologica di superare l’imposizione nazionale di specie protetta. Seguiranno azioni condivise col sostegno di Ispra”, così ha dichiarato al quotidiano L’Unione Sarda (La Regione: “Aprite la caccia al cervo”, 2 aprile 2022).
Questa la risposta alle proteste e alle segnalazioni di alcuni agricoltori decisamente scontenti per le scorrerie dell’ungulato nei loro campi.
Proprio nell’areale di Montevecchio (Arbus – Guspini) un piccolo nucleo di Cervo sardo è scampato a caccia, bracconaggio, incendi (disastrosi quelli del 1983, del 2014 e del 2017) e ha contribuito – insieme ai due nuclei più consistenti dei Monti del Sulcis e dei Sette Fratelli) – alla lenta ripresa della specie.
Il Cervo sardo è specie faunistica prioritaria ai sensi della direttiva n. 92/43/CEE (Allegato II), specie faunistica rigorosamente protetta ai sensi della Convenzione internazionale di Berna (Allegato II), esecutiva con legge n. 503/1981, specie faunistica particolarmente protetta ai sensi dell’art. 2 della legge n. 157/1992 e s.m.i. (l’uccisione di un esemplare è sanzionata penalmente ai sensi dell’art. 30), tutele garantite conseguentemente anche dalla legge regionale Sardegna n. 29/1998 e s.m.i.
La Carta delle vocazioni faunistiche della Sardegna, atto programmatorio ufficiale della Regione autonoma della Sardegna, stima la presenza del Cervo sardo complessivamente in un’area di circa 60 mila ettari del territorio regionale e individua un’area potenziale di circa 400 mila ettari, con ambiti ottimali di reintroduzione nell’area del Gennargentu fino al Supramonte, alle codule ogliastrine, fino a Quirra, così da ricongiungersi con l’areale dei Sette Fratelli – Sàrrabus. Così il complesso Monti di Alà – Monte Albo, parte della Nurra, il Montiferru, il Monte Arci, il Sinis, il Limbara (pp. 253 e ss.), dove potrebbero esser reintrodotti più di 16 mila esemplari (secondo gli ultimi dati disponibili – marzo 2018 – si stima in circa 10.600 esemplari la popolazione complessiva esistente, vds. scheda informativa del Progetto LIFE “One deer, twoIslnands: conservation of Red Deer Cervus elaphus corsicanus in Sardinia and Corse”).
A parte il fatto che curiosamente si dimentica che – oltre all’innegabile valore ecologico della presenza del Cervo sardo – la specie costituisce un richiamo d’interesse turistico straordinario per l’area dell’Arburese-Guspinese, in ogni caso, gli esemplari che eventualmente venissero ritenuti in eccesso dall’Assessorato regionale della Difesa dell’Ambiente, con il necessario supporto tecnico-scientifico dell’I.S.P.R.A., del Corpo forestale e di vigilanza ambientale e dell’Agenzia Forestas, potrebbero esser catturati e reintrodotti, con le opportune procedure, in aree naturalmente vocate e già individuate dagli atti di programmazione regionali: si tratta di uno di quei “metodi ecologici su parere dell’Istituto nazionale per la fauna selvatica” che devono essere posti in essere per legge (art. 19, comma 2°, della legge n. 157/1992 e s.m.i.). prima anche solo di pensare a qualsiasi eventuale abbattimento.
Possiamo solo immaginare che cosa farebbero Regioni e Province autonome – Regione autonoma della Sardegna in prima fila – se venisse approvata la folle proposta di legge presentata alla Camera dei Deputati dall’on. Maria Cristina Caretta (casualmente appartenente a Fratelli d’Italia come l’assessore Lampis e una bella fetta di onorevoli filo-venatori) che consentirebbe di istituire Istituti regionali o provinciali per la fornitura di pareri immancabilmente positivi per far fuori questa o quest’altra specie faunistica in base ai desideri del politico di turno.
Nei prossimi giorni il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) provvederà a interessare in proposito il Ministero della Transizione Ecologica, l’I.S.P.R.A. e la Regione autonoma della Sardegna.
Gruppo d’Intervento Giuridico odv