Ravenna, 9 gennaio 2019 – Una contesa davvero aspra quella per la sopravvivenza dei Daini della pineta di Classe. Correva l’anno 2015 e in cinque, provenienti da varie province d’Italia, avevano imbrattato con scritte ingiuriose due abitazioni di cacciatori e danneggiato una casetta dell’Atc, l’ambito territoriale di caccia. Ieri mattina tutti e cinque gli animalisti alla sbarra, attraverso i loro legali (Francesco Damiani e Lara Piva) hanno chiesto di potere risarcire il danno – in totale qualche migliaio di euro – per potere essere così messi alla prova con un lavoro di pubblica utilità in modo tale da estinguere il reato. Vorrebbero farlo in strutture come canili o gattili. Ma la soluzione auspicata in aula dal giudice Cecilia Calandra, nella città di Dante non può che fare pensare a un concetto nitido: la legge del contrappasso. In questo caso, fare volontariato per associazioni che si occupano di ripulire gli imbrattamenti.
Chissà. Nel frattempo udienza rinviata a metà luglio per capire due cose: se gli imputati avranno risarcito le parti civili (avvocato Carlo Benini), condizione fondamentale per ottenere il via libera alla messa alla prova. E se avranno seguito il consiglio, diciamo dantesco, del tribunale.
Fonte: Il Resto del Carlino
Questo l’articolo del 16 marzo 2015
ATTIVISTI DENUNCIATI, NUOVI PARTICOLARI. «MI SA che stavolta ci denunciano». Quando i carabinieri di Savio hanno fermato l’auto e gli animalisti e hanno cominciato la perquisizione, i cinque si sono resi conto della gravità della situazione. E, accompagnati poi in caserma, hanno versato qualche lacrima. Gli atti vandalici di venerdì notte possono costare loro molto caro: i cinque sono stati denunciati per violazione di domicilio, imbrattamento e danneggiamento.
Poco prima, quando la guardia pinetale aveva individuato l’auto con i cinque attivisti nei pressi della ‘casa di caccia’ che in precedenza era stata presa di mira dal raid, alla sua richiesta di cosa ci facessero lì, loro hanno risposto: «Niente, ci siamo semplicemente smarriti». Alla vista dei carabinieri però i giovani hanno capito però che sfuggire alla denuncia sarebbe stato impossibile.
Nella Mercedes Classe A gli attivisti avevano infatti un martello, le vernici e i palloncini, oltre a una vera e propria lista di obiettivi da colpire. Tra la notte e l’alba erano stati imbrattati e danneggiati tre obiettivi: l’abitazione ravennate del presidente dell’Atc (ambito territoriale caccia) RA2, colpita con palloncini di vernice rossa e imbrattata con scritte offensive; la ‘casa di caccia’ gestita dall’Atc a Savio, danneggiata alle vetrate e alla recinzione esterna e l’abitazione di San Bartolo di un ignaro cittadino che aveva come colpa quella di essere omonimo di Claudio Miccoli, presidente associazione cacciatiori emiliano-romagnoli.
I cinque attivisti fanno parte dell’ala più estrema del movimento di protesta contro l’abbattimento dei daini: indagati sono due trentini, classe ‘66 e classe ’90 e tre donne, una 44enne di Santa Giustina in Colle (Padova), una cinquantenne di Fano e una 44enne del Bergamasco. Da mesi è alta la tensione in pineta: gli animalisti contestano la decisione della provincia di abbattere i 67 danni considerati in sovrannumero (la campagna degli abbattimenti è terminata il 15 marzo).
Scrive Francesca Santarella del Movimento 5 Stelle: «Con grande rammarico si apprende dell’avvenuto imbrattamento per opera di alcuni esponenti dell’ala più estremista dell’attivismo animalista a favore della vita dei daini. Nel dissociarci da qualsiasi azione contraria alla legge e nel ricordare che invece, per quasi quattro mesi, moltissimi cittadini si sono recati all’alba in pineta per proteggere pacificamente i daini dallo sterminio, credo opportuno sottolineare come, purtroppo, anche questo episodio trovi perfetta giustificazione nel clima esasperato prodotto dalla totale negligenza della Provincia di Ravenna».